lunedì, marzo 09, 2009

Salvarsi dalle maggioranze

L'articolo che copio-incollo qui sotto, è apparso sullo scorso numero di Internazionale (784). E' di uno scrittore indiano, Pankaj Mishra, ed è stato scritto per The Guardian l'11 febbraio scorso (qui la versione originale).

E' piuttosto lungo ma lo posto integralmente, a costo di essere fuori contesto nel blog "leggerino" di Leonardo, perchè - mia opinione - centra straordinariamente il tema fondamentale dei tempi che viviamo: i limiti della democrazia di fronte alla dabbenaggine delle maggioranze. E anche perchè continuo a non capire come mai questo tema costituisca una specie di tabù per le sinistre: tutti a pensare a come recuperare lo status di maggioranza mentre il tema è tutt'altro, cioè come limitare il potere delle maggioranze. Che sono e resteranno per lungo tempo intrinsecamente stupide e quindi anche malvagie e reazionarie.

Qualche tempo fa scrissi una provocazione-ma-non-troppo che, com'era ragionevole pensare, cadde nel vuoto anche di fronte ai 10 lettori di questo blog. Ma perchè Leonardo non rilancia questo tema sul suo blog principale?

LA BANALITA' DELLA DEMOCRAZIA
Nella sua autobiografia, Secrets, Daniel Ellsberg spiega perché ha deciso di rischiare il carcere dando al New York Times i cosiddetti Pentagon papers, i documenti segreti sulle strategie statunitensi nella guerra del Vietnam. Sperando che la moglie Patricia lo aiutasse a chiarirsi le idee, Ellsberg le mostrò alcuni promemoria sui bombardamenti. Lei rimase sconvolta da espressioni come "necessità di arrivare alla soglia del dolore"; "bombardarli e affettarli come salami"; "convincere il nemico"; "ruota dentata"; "un altro giro di vite". "Questo è un linguaggio da torturatori"; disse Patricia. "Bisogna denunciarli".
L'episodio mi è tornato in mente leggendo alcuni articoli sull'attacco israeliano a Gaza. Davanti a una delegazione della lobby statunitense filoisraeliana Aipac, il presidente Shimon Peres ha confermato che "il nostro scopo era colpire gli abitanti di Gaza in modo da fargli passare la voglia di sparare contro Israele" : Anche Thomas Friedman sembra pensarla così. Aveva già spiegato che l'invasione americana dell'Iraq doveva essere un avvertimento per il mondo musulmano. Sul NewYork Times Friedman ha scritto che "l’unico deterrente a lungo termine è infliggere ai civili una dose adeguata di sofferenza". A quanto pare, i leader e i giornalisti più noti dei paesi democratici parlano come il numero due di A1 Qaeda Ayman al-Zawahiri e Hassan Nasrallah. E forse questo non ci sorprende neanche più. Invece è sorprendente e scoraggiante il fatto che nelle grandi democrazie la maggioranza degli elettori appoggi la morale perversa delle élite politiche. La democrazia, considerata come la terapia giusta per la maggior parte dei problemi del mondo, ha dimostrato di non essere politicamente ragionevole, anche se resta il male minore tra le forme di governo. Nel 2006 i palestinesi hanno votato per Hamas, che a forza di invocare la distruzione di Israele rende solo più difficile la pace in Medio Oriente. Ma anche nelle democrazie apparentemente più mature l'opinione pubblica si comporta in modo irragionevole, visto che approva scelte così violente da far impallidire le azioni dei terroristi e dei dittatori. Sul quotidiano Ha'aretz lo storico israeliano Tom Segev ha definito "agghiacciante e vergognosa" 1'apatia israeliana nei confronti del massacro di Gaza. Per gli indiani si tratta di un déjà vu. Nel 2002 il governo nazionalista indù del Gujarat restò a guardare durante il massacro di più di duemila musulmani. II primo ministro del Gujarat, Narendra Modi, per molti indiani era diventato un mostro. Dopo il pogrom, i cittadini del Gujarat - più istruiti e più ricchi della maggioranza degli indiani -1'hanno rieletto a larga maggioranza "Nel 2007 i giornalisti della rivista indiana Tehelka hanno filmato di nascosto alcuni nazionalisti indù dei Gujarat che si vantavano di aver stuprato e smembrato donne e uomini musulmani. Eppure, qualche mese dopo, Modi ha vinto di nuovo le elezioni. Anche se non può entrare negli Stati Uniti, Modi oggi è corteggiato da grandi gruppi industriali come Tata, e molti sostengono che sarà il prossimo primo ministro indiano. La vittoria della destra israeliana alle ultime elezioni è una conseguenza del terrorismo di stato. Perciò bisogna chiedersi se è giusto affidare i nostri princìpi etici alle istituzioni democratiche, al capitalismo liberale e allo stato-nazione. "Fidatevi della maggioranza” si dice, ma spesso la maggioranza non ha il minimo buon senso.È vero che i suoi leader politici possono commettere o coprire atrocità come quelle del Gujarat. del blocco di Gaza o dell'occupazione del Kashmir grazie alla stupidità e all'apatia dell'opinione pubblica più che a causa della sua cattiveria. Ma questo non rende la stupidità e l'apatia meno distruttive della crudeltà dei dittatori e dei terroristi. La "banalità del male- di cui parlava Hannah Arendt si riferisce proprio al torpore morale delle persone istruite che le spinge a commettere o a tollerare atti di estrema violenza. Arendt era sbalordita dal fatto che certe crudeltà "commesse su larga scala, non nascono da una particolare malvagità, patologia o convinzione ideologica dei loro autori. Questi anzi hanno come unica caratteristica comune una straordinaria superficialità': Superficialità e ignoranza sono diventate il nostro destino nelle società consumistiche di massa. Siamo troppo distratti per agire e ci limitiamo a delegare alle élite politiche il compito di prendere decisioni su questioni di vita o di morte. Siamo sfuggiti alle terribili conseguenze di queste decisioni che hanno colpito persone sconosciute in terre lontane. Oggi la crisi economica del mondo libero ci presenta il conto di questa deferenza collettiva nei riguardi di élite efficienti solo in apparenza e di istituzioni anonime e complesse.
È facile dare la colpa a Bush o ai tecnocrati di banche e aziende grottescamente sopravvalutati. Come ha ricordato Frank Rich sul New York Times, "ce la siamo spassata per dieci anni e l'abbiamo fatto mentre una guerra che credevamo a costo zero, e di cui non conoscevamo la portata, travolgeva lo spirito e la reputazione del paese". Nel 2008 la prospettiva di un collasso economico ha convinto gran parte degli statunitensi a votare in modo più razionale rispetto al 2004, quando avevano rieletto Bush. Ma in altre democrazie continueranno i fallimenti collettivi di cui ha parlato Barack Obama. E in questi paesi non ci sarà uno come lui che spinga le persone ad assumersi le loro responsabilità. I disastri economici o le guerre sbagliate non bastano a sollecitare una riflessione individuale o a rilanciare la prospettiva di una democrazia davvero partecipativa. È più facile, invece, che aumenti il richiamo dell'autoritarismo, come hanno dimostrato le democrazie europee negli anni trenta e la Russia in tempi recenti. Molti indiani e israeliani sembrano decisi a eleggere, senza grossi scrupoli di coscienza, persone che parlano la lingua dei carnefici e dei terroristi. E la cosa peggiore è che queste democrazie corrotte potrebbero diventare la regola invece dell'eccezione. • gc
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Pankaj Mishra è uno scrittore indiano.
È nato nel 1969 ed è autore di La tenta-
zione dell'occidente: India, Pakistan e
dintorni. Come essere moderni (Guan-
da 2007).

16 commenti:

  1. L'analisi e' malinconica ma tremendamente plausibile... se non fosse che addossa di nuovo la colpa a chi non ce l'ha: e' abbastanza comune caricare sulla massa superficiale ed ignorante l'abominio delle superstrutture (economiche, politiche e religiose) che continuano a perseguire interessi monetari di breve periodo o di potere nel lunghissimi (persino nepotisti). Non e' certo colpa del pubblico del grande fratello se siamo andati in Iraq o se non accettiamo le unioni omosessuali... certe fette dell'audience democratica saranno superficiali ma non si sentono rappresentate in queste scelte. E' diverso: il fatto e' che le formule democratiche mostrano la corda perche' immutate da troppo tempo... il potere ne conosce ogni trucco. E lo sfrutta.

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  2. Caro Wile, prendendo il tuo esempio dell'Iraq non c'è dubbio che sia stato invaso militarmente su iniziativa del presidente degli Stati Uniti. Altrettanto occorre però dire che quello stesso presidente è stato successivamente confermato a larga maggioranza dall'elettorato e proprio per questa sua iniziativa così chiara e decisa.
    Se sia stata molto abile la propaganda governativa nel manipolare l'opinione pubblica o molto stupida quest'ultima nel lasciarsi manipolare può essere oggetto di dibattito ma agli effetti pratici non cambia nulla: il giochino ha funzionato qui come in tanti altri settori (anche le unioni omosessuali)

    La verità che emerge prepotentemente da questi ultimi anni di storia è che il problema della democrazia, sempre più, non sono gli eletti ma gli elettori. Che i governati sono peggio dei governanti. Che il popolo vuole il sangue e pare che non gli basti mai. Dirlo rimane un tabù perchè l'assunto della democrazia, tabernacolo davanti al quale occorre tutti inchinarsi, è che il popolo, attraverso la volontà delle maggioranze espressa col voto, abbia sempre ragione. Solo che è una sciocchezza.

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  3. Non lo so... A me sembra chiaro che il problema non è il sistama di voto a maggioranza in sè. Quando si dice democrazia non si dice solo "sistema di voto" ma si deve anche e per forza dire "istruzione" "stabilità economica" e "libertà di informazione".
    Senza queste altre cose la democrazia non funziona. Non c'è niente da fare.

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  4. Per qualche motivo esite l'equazione

    democrazia = governo della maggioranza

    ma questa e` solo una dittatura dei molti. Ci si dimentica del rispetto di tutte le minoranze. Senza tante menate su liberta`, istruzione o informazione.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Sono d'accordo con te deid, e anche con anonimo. Naturalmente e per fortuna non è solo un'opinione nostra, i teorici più nobili della democrazia individuano la sua essenza nel consentire a ciascuno il massimo di libertà possibile, non nel momento del voto, quello cioè nel quale le opinioni della minoranza vengono accantonate a beneficio della maggioranza. Infatti se è vero, come direbbe Cacciari, che "Decidere e recidere hanno la stessa radice etimologica" occorrerebbe anche analizzare bene quali decisioni debbano essere per forza prese collettivamente e su quali invece ci si potrebbe astenere a beneficio della libertà individuale.

    Trovo strano che, in questo periodo, non si ponga l'accento su questo punto. Ma perchè non sento nessuno che lo grida? Ci vorrebbe un movimento culturale di opinione ampio, che si ponga come obiettivo una riforma profonoda delle costituzioni in questo senso, altro che lasciarle come sono.

    Decidiamo meno collettivamente e di più individualmente = meno potere delle maggioranze = nuova stagione per i diritti civili. Si potrebbe pensare ad esempio ad estendere l'obiezione di coscienza a molti più campi. Se qualcuno di voi però legge Luca Sofri... va bè lasciamo perdere

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  7. Quoto deid e rilancio Longanesi: Non è la libertà (e l'istruzione e l'informazione) che manca. Mancano gli uomini liberi (e istruiti e informati).
    Sull'esistenza del movimento culturale invocato da cragno, vi invito a fare un giro tra i radicali di pannella.

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  8. Non riesco comunque a vedere l'alternativa: forse il governo di pochi sedicenti illuminati? No grazie, abbiamo già dato.

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  9. L'alternativa alla democrazia non può essere che una migliore democrazia.
    Se per democrazia intendiamo solo governo della maggioranza andiamo male. La democrazia si regge su un sistema di freni e contrappesi.
    I cardini della democrazia sono anche il rispetto/ruolo delle minoranze, la libertà di informazione e di stampa, l'indipendenza del giudiziario dall'esecutivo (ops...ma non sono proprio le cose che stanno sulle palle a Berlusconi?)

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  10. A me è capitato più volte di pormi il problema, che indubbiamente esiste, ma davvero non vedo soluzioni plausibili. A quelli che fanno notare come la vera democrazia richieda libertà di informazione, istruzione, rispetto per le minoranze: ok, sono ovviamente d'accordo, ma se la maggioranza vota per ridurre o eliminare questi elementi della democrazia (e storicamente lo ha già fatto, a volte in piccolo, a volte in grande), che si può fare? Ignorarla o costringerla a cambiare idea? Qui, secondo me, si pone il problema che la democrazia è un metodo non solo di prendere decisioni, ma anche di gestione del potere. E se il potere non lo si lascia in mano alla maggioranza, accettando il rischio che questa faccia scelte deleterie per la collettività e per le minoranze, a chi altri lo si affida? Esiste un gruppo che dia maggiori garanzie di affidabilità e democraticità, al quale affidare il ruolo di "controllore"? A me non ne viene in mente neanche uno. E quindi mi sfiora il dubbio, alquanto deprimente, che noi si viva nel migliore (o quasi) dei sistemi politici possibili: perchè se davvero il popolo, la maggioranza, volessero cambiarlo, avrebbero gli strumenti per farlo. Visto che, invece, la nostra società sembra fermamente convinta nel continuare nel suo percorso attuale, cosa ci resta da fare? Una dittatura dei non-stronzi? Mi rattrista constatare come, nel processo di aquisizione del potere, qualunque minoranza non-stronza finisca per diventare peggiore della maggioranza idiota che mira a soppiantare. E dunque, che ci resta da fare? Niente, stringere i denti e , alle prossime elezioni, votare PD :DD

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  11. x luhan: se i radicali sono parte del movimento che auspico ovviamente mi fa piacere, il meno che si possa dire però è che se si ferma ai radicali non è sicuramente vasto (e questo è un peccato ma va ancora bene, essendo un movimento contro le maggioranze) ma soprattutto io non li sento tuonare contro le maggioranze in maniera programmatica ma semmai invocare il diritto di scelta dei singoli in alcuni determinati casi. Va bene ma non basta.

    x Geps e Anonimo: rispondo col post qui sopra.
    Grazie dei contributi

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  12. Per l'ultimo Anonimo:

    di fatto in una democrazia non dovrebbe essere possibile limitare stampa e istruzione. Nel momento in cui lo si fa non si è più in democrazia. Ribadisco il mio pensiero, non è questione di voto a maggioranza: è quiestione di poter esprimere e di saper formulare idee. Se anche si vota a maggioranza ma una o più idee non possono essere fatte circolare che senso ha? Tant'è che tutte le tirannie iniziano nel giorno in cui si arriva a limitare o controllare la stampa. Quindi insisto: democrazia=libertà di stampa + istruzione, e temo che non possa essere diverso da così.

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  13. cragno: sono pochi e poco simpatici, lo so.
    però sono anni che sbraitano (digiunano, ecc. i mali sono estremi ed estremi i rimedi, anche se discutibili)contro questa partitocrazia populista, al punto che "non sanno più cosa fare" per restituire dignità (ossia libertà istruzione e informazione) alla democrazia italiana.

    tuttavia, non che mettano in discussione la democrazia in quanto tale. per quanto tra loro trovi ancora dei rifugiati anarcoidi :)

    platone 2000 e rotti anni fa rispondeva alle vostre domande con "un governo di filosofi".
    evvabene, poi il problema sarebbe decidere CHI è filosofo e QUALI, tra i filosofi, ci debbano governare.
    ma è un inizio di riflessione.

    di poi: una soluzione praticona sarebbe abolire il suffragio universale ovvero. il diritto al voto è virtualmente di tutti, ma per esercitarlo bisogna farne richiesta esplicita. ci toglieremmo di mezzo gran parte di quelli che a stento leggono il giornale e votano le facce per simpatia.

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  14. quoto l'abolizione del suffragio universale, è lì che occorre arrivare. E' interessante anche perchè suonerà ai benpensanti come una bestemmia ma l'idea ma la democrazia è uccisa dal suo essere gratis o sottocosto. non può essere gratis, gratis sono i giornali spazzatura e le raccolte punti. sottocosto sono i prodotti civetta dei supermercati.

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  15. Rientro, senza dubbio, tra quei benpensanti che ritengono essere una bestemmia dire "aboliamo il suffragio universale".
    Se una persona paga le tasse, partecipa alla vita sociale, produce per se stesso e di conseguenza per la collettività, perchè non può votare?solo perchè non legge i giornali o perchè non è laureato?
    quali sarebbero i requisiti minimi per poter votare (ed essere votati) in questa forma di governo che certamente non può essere chiamata democrazia(governo del POPOLO, tutti compresi)?
    chi ha il diritto di dire "tu puoi decidere chi governerà, mentre tu non puoi votare"?
    In un stato democratico, il 51% degli elettori decide, il restante 49% si adegua..ma tutti hanno espresso la propria volontà.

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  16. Ritenere che democrazia e libertà vadano a spasso a braccetto è un grosso errore - benchè enormemente diffuso.
    Luciano Canfora attribuisce già a Pericle l'idea che i due concetti siano piuttosto antitetici; ed in ogni caso chi li accomuna acriticamente di solito è ignorante vel in malafede - Berlusconi, la retorica americana...

    La democrazia ha a che vedere con l'attribuzione del potere, ed è un semplice metodo di tie-breaking.
    La libertà è un'idea limite irrealizzabile in qualunque società ed ha a che fare con i vincoli e limitazioni cui sono sottoposti gli individui ed i gruppi sociali.

    Se non facciamo attenzione a come usiamo le parole non sarà più solo la politica a fare una brutta fine, ma anche il linguaggio - e con esso il pensiero.

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