lunedì, novembre 17, 2008

Mobilità, t'avessi preso prima

Gli ultimi pezzi di Georg, specie se letti in rapida successione (1, 2), sono autentici calci in bocca, anche se in qualche modo salutari.

Ma se dovessi fare una sintesi estrema di cosa non funziona, in questi testi, direi così: oggi, come allora, si insiste nell’errore di trattare l’università come uno strumento di mobilità sociale (far sì che chi nasce da famiglia povera non sia condannato a rimanere povero), quando andrebbe considerata semmai quasi un effetto di questa avvenuta mobilità. Il fatto che un individuo di classe bassa o medio bassa arrivi all’università e la frequenti con successo, aumentando quindi di molto le sue possibilità di reddito futuro - almeno in un Paese normale - dovrebbe essere il segnale che tutto il welfare precedente ha funzionato come si deve, e non invece la toppa paracula e ideologica per un welfare che fa acqua da tutte le parti, col risultato che la toppa accresce il buco e l’università si adegua al malfunzionamento generale. Chi ci rimette in questo caso, i ricchi o i poveri?

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