lunedì, marzo 03, 2008

Polaroids from Tokyo

La British Airways ci smarrisce i bagagli e il primo vero contatto con il Giappone, dopo il prelievo delle impronte digitali della dogana, e` un signore sulla cinquantina in camicia bianca a maniche corte, basso e magrissimo, dal pizzetto a punta, che sembra uscito dai Casino Royale. Ci introduce a una burocrazia snervante e ridicola, fatta di modelli prestampati con didascalie in quattro o cinque alfabeti di cui riconosco solo alcune parole in inglese. Ci accompagna dal desk della compagnia e quello della customer assistance e di nuovo a quello della dogana per oltre un`ora, e finalmente riusciamo ad uscire dall`aeroporto.
Al bancomat prelevo quattrocentomila yen senza ricordare piu` quale sia il cambio con l`euro, mi fido di quello che hanno fatto altri della comitiva e sono contento delle poche e precise istruzioni sullo schermo. Nel piccolo terminal, identico a ogni altro aeroporto del pianeta, la delegazione inglese ci aspetta bevendo birra Moretti.

L`hotel si trova a Ginza, a est della citta`, zona nota per lo shopping e il passeggio domenicale. Mi sembra deserta quando arriviamo, verso ora di pranzo. Nella piazzetta sotto l`ingresso dell`albergo c`e` gente in fila davanti una specie di enorme portone da Disneyland, con tanto di orologio a cucu` e logge da cui potrebbero sbucare all`improvviso personaggi in costume. Sembra tutto fatto di biscotto. Mi spiegano che e` l`ingresso della sede di Nippon TV.

Alle pareti della hall pannelli di legno scuro. Lungo i corridoi vasi quadrati e vuoti. L`ascensore si apre e una ragazza in divisa ci saluta con un inchino. Il mio passaporto viene fotocopiato per la centesima volta.

L`effetto Lost in Translation arriva due secondi dopo essere entrato nella stanza d`albergo al trentesimo piano. All`orizzonte grattacieli gia` in parte accesi, sulla sinistra una torre di specchi il cui spigolo acuminato punta verso la mia finestra, dall`altra parte un imponente palazzo verde dietro i cui vetri intuisco mille uffici, attivi nonostante la giornata di festa. C`e` foschia in lontananza e silenzio mentre il traffico in basso si muove. Piu` in la` scorre un largo canale. Sono lontano, non dormo da quasi due giorni e nella stanza solo per me ci sono due letti troppo grandi.

Non vedo l`ora di uscire e camminare e mangiare qualcosa che non porti il marchio di una compagnia aerea. Ci sono sei gradi e tira un leggero vento ma splende il sole. Cominciamo a percorrere un grande viale pedonale, alla ricerca di qualche negozio dove comprare l`indispensabile di biancheria. Ci accompagna Mika, una collega giapponese molto gentile e paziente, con un buon senso dell`umorismo.
Entriamo in un MaxMara, in un altro centro identico alla Rinascente e nella versione giapponese di H&M, ovvero Uniqlo. Sulla free map presa in albergo non e` segnato il nome di quasi nessuna strada, soltanto delle stazioni delle varie metropolitane e quelli degli edifici piu` importanti. Comunque mi pare di essere dalle parti di Chuo-dori.

E` un luogo comune, ma fa davvero impressione la quantita` di gente che se ne va in giro con la mascherina bianca come se ci fosse chissa` quale epidemia. E dato che quasi tutti qui sembrano parecchio eleganti, il contrasto e` ancora piu` forte.
[continua...]

3 commenti:

  1. diavolo
    sei a tokyo e non sono stato informato
    un tuo assiduo lettore
    che qui vive da 3 anni.
    se hai bisogno di info o accompagno...
    (ti consiglio di andare a shybuya alle 8.00 mt, chiudi gli occhi e cammina nella folla. nessuno ti tocchera'!

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  2. "Sulla free map presa in albergo non e` segnato il nome di quasi nessuna strada"
    perchè in giappone non è arrivato l'uso barbaro e imperialista di dare un nome a tutte le strade:)

    "fa davvero impressione la quantita` di gente che se ne va in giro con la mascherina bianca"
    perchè i giapponesi, essendo il popolo più gentile della terra, si mettono la mascherina per non attaccare agli altri le loro malattie. hanno il raffreddore? bene, si mettono 'sta mascherina così non ti sputazzano addosso.

    a me però non avevano preso le impronte, boh

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  3. I GIAPPONESI gentili
    si ma non cosi' tanto;
    in relata' deriva dal confucianesimo, che stabilisce dei rapporti socialirigidi.
    sembrano gentili ma sono uomini, quindi anche falsi e scortesi.
    ma se sei straniero e' un altro paio di maniche...

    le impronte le prendono da novembre 2007

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